header-background
arrow-right Torna agli articoli
#PARLANO DI NOI

Habitante: “Il Giardinone, una cooperativa sociale dalle idee innovative e sostenibili”

Habitante - Laura Gallo - Coffeefrom

“Oggi Habitante incontra Laura Gallo, presidente della Cooperativa sociale Il Giardinone e fondatrice dei progetti di economia circolare Fungobox e Coffeefrom.

Laura come nasce e come si evolve la cooperativa sociale “Il Giardinone“?

Il Giardinone nasce nel 1996 a Locate Triulzi, alle porte di Milano, quando i fondatori della Cooperativa decidono di recuperare e ristrutturare lo stabile Cascina Flora – un tempo completamente abbandonato e lasciato al degrado. Il loro obiettivo era dar vita a una nuova realtà imprenditoriale, con il fine di creare opportunità lavorative per soggetti emarginati ed esclusi dal mondo del lavoro.

Anno dopo anno, i servizi che la Cooperativa ha offerto si sono evoluti con le necessità del territorio, dove la nostra presenza è molto radicata. Da allora, questo luogo raccoglie e fertilizza idee, progetti innovativi e attività di produzione. La nostra missione non è mai cambiata, vogliamo incontrare i bisogni della comunità e promuovere l’integrazione sociale; l’economia circolare sperimentata nel 2015 durante Expo ha rappresentato per noi una nuova opportunità per concretizzare i nostri principi e dar spazio a nuove competenze.”

Oggi i concetti di economia circolare e di ecosostenibilità sono importanti per contribuire a costruire un futuro più green. In merito a questo tema ci parli del kit Fungobox. Cos’è e come si usa?

Fungobox è il kit di autoproduzione di funghi freschi dai fondi del caffè. I fondi del caffè provengono dai bar locali, dove ogni settimana ci rechiamo per prelevare il caffè esausto e portarlo in sede. Qui viene miscelato con cellulosa e micelio (il seme del fungo); una volta ottenuto il mix, viene insacchettato e tenuto in incubazione in un ambiente buio e fresco.

Una volta a casa, il kit si compone di una scatola contenente un sacchetto di base per la coltivazione dei funghi e uno spruzzino. Il primo sacchetto deve essere rimosso e poi è possibile iniziare la coltivazione. Occorre fare una piccola incisione di circa 2 cm sul contenuto, e a questo punto è pronto per essere messo in una stanza luminosa e bagnato spesso con il nebulizzatore. Il segreto è mantenere sempre l’umidità; entro 15-20 giorni, i funghi saranno pronti per il raccolto. Il substrato può essere poi riutilizzato anche come rinvigorente per le piante e i fiori.

Sempre nell’ambito dell’economia circolare e del voler dare valore a quello che apparentemente sembra solo uno scarto avete dato vita al vostro ultimo progetto Coffeefrom. Di cosa si tratta?

“L’idea di Coffeefrom nasce nel 2019. Dopo l’esperienza di Fungobox, quando abbiamo sperimentato il recupero e la trasformazione dei fondi di caffè dei bar locali per la coltivazione di funghi freschi, abbiamo sentito l’esigenza di estendere il nostro raggio d’azione e inserirci nell’ambito industriale. I fondi di caffè rappresentano uno scarto organico che normalmente viene smaltito in discarica; dall’industria alimentare, il vending o la ristorazione collettiva, i fondi di caffè costituiscono un alto costo innanzitutto ambientale, date le emissioni CO2 per il trasporto e lo smaltimento, ma anche gestionale.

Coffeefrom® è un materiale biobased composto da biopolimeri e fondi di caffè riciclati di origine industriale made in Italy. Si tratta di un materiale estremamente versatile, durevole e certificato per alimenti. Per omaggiare l’arte italiana della degustazione dell’espresso, abbiamo creato anche il primo prodotto in Coffeefrom®: il set di tazzina e piattino da caffè.”

I dati relativi all’inquinamento ambientale sono allarmanti, questo suggerisce che è necessario attuare pratiche volte a vivere una vita più sostenibile e rispettosa dell’ambiente che ci ospita. Quanto è importante oggi attuare progetti e soluzioni volti al recupero e al riutilizzo dei materiali di scarto?

“Se pensiamo all’ambito degli scarti organici, si aprono moltissime opportunità di rivalorizzazione. Recuperare ciò che per un’industria o un soggetto rappresenta uno scarto significa un nuovo input per un secondo percorso produttivo, all’insegna della filosofia zero-waste e del modello di simbiosi industriale. Quest’ultimo è un concetto che ci sta a cuore, in quanto soggetti di dimensioni e settori diversi hanno la possibilità di condividere un obiettivo comune, scambiando competenze, materiali, scarti e risorse. Oggigiorno siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, soprattutto alla luce degli Obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’ONU.”

Quali sono le qualità e gli aspetti dei vostri progetti che fanno la differenza?

“Sicuramente l’aspetto sociale dei nostri progetti è l’elemento identitario. In questi ultimi anni ci siamo resi conto che la sostenibilità ambientale non può prescindere da quella sociale, e in questo senso si aprono moltissime opportunità per le imprese sociali innovative. Da sempre, lavoriamo per creare un impatto sociale positivo sul territorio, includendo soggetti fragili nella nostra realtà.

Il percorso di economia circolare che abbiamo intrapreso 6 anni fa offre la possibilità di creare nuove forme di inclusione sociale; un esempio è il fatto che Fungobox abbia visto il coinvolgimento anche di giovani lavoratori con vari livelli di fragilità, i quali collaborano su diverse fasi del processo (es. raccolta del caffè, confezionamento…), dove i nostri tutor ne monitorano il lavoro al fine di renderli autonomi e integrati nel mondo lavorativo. Le imprese sociali, inoltre, hanno una grande abilità nel tessere relazioni; siamo diventati un partner affidabile nel nostro settore anche grazie al valore aggiunto dal nostro network, che consideriamo parte essenziale e non complementare.”

Ci lasci con un’ultima riflessione.

“Sono sempre di più le imprese che si dimostrano interessate a ripensare la loro filiera e a riutilizzare quindi quello che tutti considerano un rifiuto. La nostra soddisfazione più grande è aver raggiunto, anno dopo anno, la capacità di contaminarci e di contaminare con relazioni di valore e competenze sempre più green. Un nuovo modo di intendere l’inclusività e la cooperazione.”

Leggi l’articolo completo

Pubblicato il 21 luglio 2021